Sono contento di avere girato la seconda stagione de La compagnia del Cigno, una fiction a cui tengo molto e dove mi sono sentito ancora una volta come in famiglia anche grazie ad Anna Valle, una collega fantastica con cui ci sono state come sempre grande complicità e intesa».
Così dice Alessio Boni, uno degli attori più amati del nostro cinema e della nostra TV, a chi gli chiede del suo grande ritorno con la seconda stagione di un fiction molto amata: La compagnia del Cigno, in onda da domenica 11 aprile su Raiuno.
Alessio veste di nuovo i panni del severo e inquieto insegnante di musica Luca Marioni, sposato con Irene, Fattrice Anna Valle, e si trova ancora alle prese con le storie personali dei suoi allievi, i componenti della “compagnia del Cigno”. Da attore scrupoloso, Boni ha studiato molto per dare il massimo in questa fiction: «Per calarmi in questo ruolo, mi sono affidato alle mani di Roberto De Maio, direttore della Youth Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, e con lui ho ripassato le tecniche di solfeggio, come impugnare la bacchetta, tenere la postura, importantissima per dirigere gli elementi. Insomma, è stato faticoso ma bello».
Dunque, dicevamo, stiamo per rivedere Boni in TV e la storia fa un salto spazio-temporale di due anni in avanti: i ragazzi sono cresciuti, rientrano in Conservato-rio e al tempo stesso ci sono molti cambiamenti nella vita del maestro, compreso un confitto con altro professore di musica.
E per la verità, anche nella vita autentica di Boni, da un anno a questa parte, è accaduto qualche cosa di nuovo, o meglio di straordinario: a cinquantatré anni, infatti, è diventato papà di Lorenzo, nato dalla sua unione con Nina Verdelli.
E le poche volte che ha parlato della sua paternità, Alessio si è sciolto, la durezza del suo maestro televisivo è solo un ricordo. «Lorenzo è nato in un momento particolare, nel mezzo della pandemia. Mi sono trovato a vivere sentimenti contrastanti: da un lato soffrivo per le notizie, in particolare per quello che succedeva a Bergamo, io sono della provincia bergamasca e ho perso diverse persone care; e dall’altro mi vergognavo per la felicità che cresceva in casa».
Una felicità dirompente dovuta al fatto di vedere crescere il suo bambino e che Alessio Boni descrive così: «Non pensavo potesse esistere una forma così potente d’amore. Un amore che cresce giorno dopo giorno. Quando vedo mio figlio per me è l’eremita. Non finirò mai di ringraziare Nina per questo».
Già. la giornalista Nina Verdelli, diciotto anni meno di lui, figlia di due prestigiose firme del giornalismo italiano: Carlo Verdelli e Cipriana Dall’Orto, che è entrata nella vita di Boni nel 2016. dopo che lui aveva chiuso un lungo legame. «Ci siamo trovati subito. Non mi ha mai spaventato la differenza di età perché tra i due la più matura è proprio lei. È più saggia, più pacata e più paziente di me».
Quanto al matrimonio, per il momento non è una delle loro priorità. Rivela ancora Boni: «Io non credo che il nostro amore abbia bisogno di questo. E talmente forte, pieno, vivo che non ha bisogno di niente. È più potente di qualsiasi contratto. Anche Nina non ne sente la necessità: la pensa come me. Ma se me lo chiedesse, se a lei facesse piacere, la sposerei. Per ora cerco di fare al meglio come papà, e nel lavoro».
Quel lavoro, il lavoro di attore, conquistato con molta fatica. Lui stesso ha raccontato: «A quattordici anni ho iniziato come piastrellista nell’azienda di famiglia, e poi, maggiorenne, dopo essere stato un anno negli Stati Uniti per imparare l’inglese facendo mille lavoretti, sono diventato animatore turistico».
Questo lo ha portato a girare l’Italia nelle località più note ai vacanzieri. E qui Boni ha cominciato a calcare le scene, fino a quando il suo capo animatore, intuendone il talento, lo iscrisse alle selezioni del Centro Sperimentale di Roma. «Andai lì e dopo aver superato le prime selezioni.
mi chiesero di preparare un pezzo. Scelsi un dialogo e quando iniziai a parlare davanti a Giulietta Masina e a Luigi Comencini, mi dissero subito: “Bergamo o Brescia?’’, il mio accento mi aveva tradito. Non mi presero, ma non mi diedi per vinto.
Mi diedi un anno prima di ritentare. “Se non mi prendono, mi iscrivo a Psicologia”, mi dissi. Feci un corso di dizione, entrai alla Silvio D’Amico». E da quel momento Alessio Boni non si è più fermato, arrivando a girare quasi trenta film, tra cui La meglio gioventù, di Marco Tullio Giordana, nel 2003, che gli ha dato la popolarità, e altrettante fiction. Oltre a calcare le scene di molti teatri.
Ma nella vita di Boni c’è sempre stato spazio anche per chi è in difficoltà. «Ho fatto viaggi umanitari, missioni che per me sono necessarie. Sono un percorso di vita, mi aiutano a ritrovare me stesso. Troppi tappeti rossi e hotel di lusso ti fanno perdere la cognizione di una certa realtà, perdi di vistai veri problemi. Invece occorre resettarsi. mettersi in ginocchio di fronte a chi soffre».
E ora.
Boni, con queste consapevolezze in più, e con la sua fresca realtà di padre, dopo La compagnia del Cigno 2. è pronto a lanciarsi anche in nuovi progetti. «Sto finendo di girare Yara, un film per Netflix diretto da Marco Tullio Giordana e ispirato a un terribile fatto di cronaca di qualche anno fa; e poi mi auguro di riprendere il mio Don Chisciotte a teatro, interrotto per via dell’emergenza Coronavirus», ha detto Boni.
Tutto questo, però, senza mai togliere del tempo prezioso alla sua bellissima famiglia: alla sua compagna Nina, e al piccolo Lorenzo. «Con lui, ogni giorno, è una scoperta in più», ripete con un pizzico di commozione e gli occhi lucidi.
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