Torno in TV con un programma che per me è una scommessa, perché è totalmente diverso da tutto ciò che ho fatto fino a oggi. È un programma dove si ride, o meglio si sorride, ma dove, soprattutto, ci si emoziona, ci si commuove perfino: almeno questo è quello che è successo a me, realizzandolo».
Con queste parole Maurizio Battista comincia a parlarmi di Poco di tanto, la sua nuova trasmissione, prodotta da Raidue in collaborazione con Ballandi, e in onda da giovedì 14 maggio. «In ognuna delle tre puntate di Poco di tanto io ripercorro un decennio della storia d’Italia: prima gli anni Sessanta, poi i Settanta e infine gli Ottanta», spiega Battista.
«Lo faccio raccontando, a modo mio, quali sono stati i principali cambiamenti avvenuti nella nostra società in quegli anni: dalle automobili alle mode, dalle innovazioni tecnologiche alla cucina. Per rendere tutto più realistico, ogni puntata è “ambientata” in un appartamento che abbiamo ricostruito mostrando, fin nei dettagli, l’arredamento di allora. Stando lì, mi creda, sembra di tornare davvero indietro nel tempo. E questo mi ha aiutato a entrare appieno nello spirito di questa trasmissione, a lasciarmi andare: perché in Poco di tanto, oltre a raccontare la storia del nostro Paese e a lanciare dei contributi filmati che mostrano come era l’Italia di allora, io parlo anche di me, di come ho vissuto quegli anni, di quali sono i miei ricordi».
Ma in questo programma lei è solo? «Non proprio. In ogni puntata ci sono degli ospiti musicali che “rappresentano” l’epoca di cui parliamo: l’unico nome certo, al momento, è quello di Orietta Berti. Per il resto sì, sono solo: ma è stata una necessità, non una scelta. In origine, infatti, Poco di tanto avrebbe dovuto essere un programma diverso: una sorta di sceneggiato che raccontava la storia di una famiglia in tre diversi decenni. Poi, però, è arrivato il Coronavirus è tutto è cambiato, perché non potevo più stare in scena insieme con altri attori. Abbiamo dovuto stravolgere la trasmissione, inventarci una formula totalmente diversa. Anche se forse, alla fine, è venuto fuori “qualcosa” di ancora più bello. Ma realizzare un prodotto così, in questo periodo, è difficilissimo: per garantire la sicurezza di tutti, infatti, dobbiamo seguire regole rigidissime».
Quali sono queste regole? «Ogni mattina e ogni sera, prima di entrare ne&li studi e quando si esce, a tutte-le persone che lavorano nel programma viene misurata la febbre. Abbiamo sempre con noi un medico, pronto a intervenire in caso di emergenza, e fuori dagli studi televisivi c’è sempre una ambulanza. Tutti noi dobbiamo sempre stare distanti, ovviamente non possiamo toccarci, e indossiamo tutto il giorno guanti e mascherina: li tolgo solo io, e solo quando sono davanti alle telecamere. Lavorare in queste condizioni non è semplice, soprattutto a livello emotivo: perché non riesci mai a rilassarti del tutto, non riesci a dimenticarti, neppure per un secondo, il periodo che stiamo passando. Io, poi, ho scelto di fare un ulteriore sacrificio».
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