Una donna che “è morta” sul tavolo operatorio condivide i dettagli inquietanti di ciò che ha visto dopo “essere uscita dal suo corpo”
Pensare alla morte può essere angosciante per molte persone, ma per una donna è stato qualcosa di più di un semplice pensiero. Ha raccontato di essere effettivamente uscita dal suo corpo durante un’operazione, per poi ritornarci, descrivendo un’esperienza che è stata sia spaventosa che incredibile.
Le domande su cosa accada davvero quando una persona muore hanno sempre suscitato grande curiosità.
La storia di Paola Renzi, una cantautrice di Roma, ha catturato l’attenzione di molti, poiché sembrava sfidare la morte e tornare indietro.
Nel 1991, all’età di 35 anni, Paola ha vissuto un’esperienza di pre-morte durante un intervento chirurgico, ed è stata dichiarata clinicamente morta per un certo periodo.
Durante questo momento, ha vissuto un’esperienza che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita.
Paola doveva sottoporsi a un intervento cerebrale a causa di un aneurisma significativo.
Data la bassa probabilità di sopravvivenza, il medico le ha consigliato un’operazione di standstill.
In questa procedura, la sua temperatura corporea veniva abbassata a 10 °C, il cuore e la respirazione venivano fermati e il sangue veniva drenato dalla testa.
Inoltre, le sue palpebre erano bendate e le venivano inseriti piccoli tappi per le orecchie con altoparlanti integrati.
Questi altoparlanti emettevano suoni di clic per confermare che il suo cervello non rispondeva durante l’operazione.
Nonostante tutte queste misure, Paola ha descritto come si sia sentita sollevarsi dal suo corpo, osservando i chirurghi mentre lavoravano sul suo cranio.
Ha riflettuto sulla natura surreale di ciò che le stava accadendo.
Ricorda: “Guardavo giù, verso il corpo. Sapevo che era il mio corpo, ma non me ne importava. La mia prospettiva era come se fossi seduta sulla spalla del medico. Ricordo lo strumento che aveva in mano, sembrava l’impugnatura del mio spazzolino elettrico.”
“Pensavo che avessero intenzione di aprire il cranio con una sega. Avevo sentito parlare della ‘sega’, ma quello che ho visto somigliava molto di più a un trapano che a una sega – aveva anche dei piccoli bit che teneva in una scatola che sembrava quella in cui mio padre riponeva le sue chiavi inglesi quando ero bambina.”
Paola ha anche menzionato che suo zio defunto ha avuto un ruolo importante nel guidarla attraverso questo stato misterioso e ultraterreno.
Ha detto che lui la incoraggiò e l’aiutò a rientrare nel suo corpo, anche se lei esitava, poiché il corpo sembrava privo di vita e sconosciuto.
Ha continuato: “Mio zio è stato quello che mi ha riportata giù verso il corpo, ma quando sono arrivata vicino a esso, ho guardato quella cosa e per niente volevo entrarci.”
Molti sono stati scettici riguardo al racconto di Paola, suggerendo che potrebbe essere correlato alla cosiddetta Consapevolezza Anestetica, una condizione in cui i pazienti rimangono coscienti dell’ambiente circostante durante l’intervento chirurgico, nonostante siano sotto anestesia generale.