Cristina Moglia, il su successo lo devo tutto a lui

L’attrice “dagli occhi di ghiaccio”, che abbiamo visto in tante serie tv di successo e presto al cinema nel film “La buona strega di Natale”, ha iniziato a recitare giovanissima, per caso: «Vivevo in Australia e lavoravo come modella. Mentre mi accompagnava su un set, il tassista mi propose di frequentare un corso di recitazione. Accettai per vincere la mia timidezza». «Credo nell’amore, ma non ho ancora trovato la mia mezza mela...»

Mi piacciono le persone che dicono grazie. Anche quando il copione non lo prevede. Cristina Moglia è una di loro. Io stesso sono uno di loro. Il risultato è che, fosse per noi, sarebbe un’intervista fatta solo di “grazie”. Facciamo un patto e, forzando la nostra natura, ci esoneriamo: ci diremo “grazie” solo alla fine.

Cristina è molto più di un’attrice. Pittrice, fotografa, documentarista, donna molto impegnata nel sociale. Ma, anche volendo limitarci all’attrice, la gamma è ampia. Poliziotta, prostituta, ballerina, imprenditrice cattiva, architetto di successo, malata terminale di cancro.

L’avete vista in tutte le più celebri fiction televisive contemporanee, a cominciare da Distretto di polizia. È stata la prima moglie di Enzo Ferrari, interpretato da Sergio Castellato, nella ricostruzione del regista Carlo Carlei.

L’avete vista di recente in Lafuggitiva, in un ruolo intenso e drammatico. A breve sul grande schermo in The Christmas Witch (titolo italiano La buona strega di Natale), nella parte inedita di una fata tra l’etereo e lo svampito.

Gli occhi azzurro cobalto, gli stessi della madre Patrizia, sono il penetrante laser di un volto che non puoi facilmente dimenticare e la consegnano a un cliché che a lei non dispiace troppo, anche perché non è del tutto un cliché: “l’attrice dagli occhi di ghiaccio”. Ah, dei suoi imminenti cinquant’anni nessuna traccia visibile o percepibile.

Hai una bellissima voce. «Grazie!... Anche tu». Grazie... Ti piace chiamarti Cristina? «Qualche anno fa mi sono ridata il nome Maria Cristina voluto da mia madre. L’ho usato per due anni, poi ci ho ripensato e sono tornata Cristina. In realtà, mi riconosco nel diminutivo Cris o Cri, perfetto per una che aspirava a fare la volontaria per la Croce Rossa Italiana». Ho visto delle immagini di tua madre Patrizia. Due gocce d’acqua, occhi di ghiaccio inclusi.

«L’ho persa che avevo solo 15 anni. Una delle donne più belle di Roma. Una bellezza stile Ursula Andress, per capirci. Avrei voluto prendere il suo cognome, Del Frate. Mi piaceva tanto. Ogni tanto me la vado a rivedere nel video Ricominciamo di Pappalardo. Mi fa spaccare dalle risate». Attrice anche lei. «Firmò un contratto di cinque anni con Dino De Laurentiis e girò anche qualche film, ma non le piaceva fare l’attrice. Lei veniva dalla moda, dalla pubblicità. Era quello il suo mondo».

La storia di famiglia. Era nel tuo destino il cinema. «Tre maschi della famiglia nel settore. Mio nonno materno, grande direttore di fotografia, mio zio Carlo Simi, lo scenografo storico di Sergio Leone, e poi mio padre Giancarlo, fotografo, operatore Rai sempre in situazioni di alto rischio, guerre e fondali marini».

Il tuo primo amore artistico? «A 12 anni mio padre mi regalò una « reflex. “Questa è tua, vai e divertiti”. Fotografavo qualsiasi cosa, dai fiori ai clochards. Nessuna voglia di fare l’attrice. Di recente, mi è tornata la passione per la fotografia e per l’arte».

Torniamo all’età dell’innocenza. A 7 anni lasci l’Italia con la famiglia e vai a Los Angeles, al seguito di tuo padre. A 18 te ne vai a Sydney, la svolta della tua vita...
«E lì incontro il mio profeta. Stavo andando a fare delle foto come modella e il tassista, un ragazzo, comincia a farmi un sacco di domande. Lui frequentava una scuola di recitazione, mi convince a iscrivermi...».

Come ti convince? «Ero timidissima. Sono ancora timida, m’imbarazza parlare in pubblico. Mi sembrò allora che fare delle lezioni di recitazione mi avrebbe aiutato a vincere la timidezza».
Il tuo rimarchevole debutto a 23 anni nel cinema con un grande come Norman Jewison.

«Era solo un carneo in Only You, ma per me indimenticabile. Facevo la receptionist all’aeroporto e accolgo Robert Downey Jr. Un grande attore, un uomo che amo». Hai detto da qualche parte che la tua aspirazione sarebbe fare un film con David Lynch. «Ci metto anche Wim Wenders.