Novak Djokovic è “out”, fuori. Il tennista serbo, numero uno del tennis, che si era presentato in Australia senza certificato vaccinale anti Covid, alla fine è stato espulso dal Paese ed escluso dall’Open di tennis dove era il favorito. Il virus ha sconvolto le vite di tutti e anche lui ha dovuto inchinarsi alle regole. La motivazione del tribunale è chiara: Djokovic, non vaccinato contro il Covid 19, “potrebbe essere controproducente per gli sforzi di vaccinazione da parte di altri in Australia”.
Ma come si è arrivati a questo punto? Facciamo un breve riepilogo. Prima di Natale, tra il 14 e il 17 dicembre, Djokovic partecipa a due eventi sportivi. Il 18 dicembre, pur sapendo di essere positivo, posa per un servizio fotografico del quotidiano francese L’Equipe.
Arriviamo al 4 gennaio, quando posta una sua foto in aeroporto: “Sto andando in Australia con un permesso di esenzione”. L’organizzazione Tennis Australia conferma, ma non rivela i motivi dell’esenzione. Il 6 gennaio al campione viene negato l’ingresso nel Paese e il visto viene cancellato, ma F11 il giudice del tribunale del circuito federale Anthony Kelly ripristina il visto. Il 12 viene ammesso al torneo come testa di serie n. 1 e lui ammette: «Errore di giudizio concedere l’intervista da positivo.
Il mio agente ha sbagliato a compilare i documenti di viaggio». H 14 il ministro dell’immigrazione Alex Hawke annulla il visto. Novak viene fermato, perde il ricorso e, il 16 gennaio, viene espulso. La vicenda ha indignato il mondo e fatto discutere tutti, no vax e prò vax, ma che cosa ne pensa Adriano Panatta, che conosce il mondo del tennis meglio di chiunque?
Domanda. Panatta, che idea si è fatto di questa vicenda? Risposta. «Questa situazione era diventata ridicola. Prima Djokovic rimane in Australia, poi il giudice dice che può giocare e poi ancora il governo australiano cancella il visto.
E dopo tutto questo lui ricorre in appello… Mi sembra sia un caso dove nessuno ne esce bene, né il giocatore e nemmeno il governo e la Federazione tennis del Paese. A tutto questo si aggiunge la Serbia, che prima aveva difeso il tennista e ora prende le distanze, e lo stesso Djokovic, che si scusa per essere andato in Spagna quando era positivo, ma sostiene che non lo sapeva. Ma andiamo, come faceva a non sapere?»
D. Non aveva detto la verità? R. «È tutto ridicolo, ma non solo: questa è una vicenda che non fa bene al tennis e crea molta confusione. Le persone prendono posizione e penso che il 90% della gente sia contro Djokovic, che si dichiara apertamente no vax. Se è vero che la stragrande maggioranza delle persone si è vaccinata, allora non può che essere contraria alla scelte del giocatore.
Ha deciso di non fare il vaccino? Se in un torneo così importante come gli Open di Australia viene accettata solo riscrizione dei giocatori vaccinati, allora avrebbe dovuto adeguarsi. Vi sembra normale che, in un tabellone di 120 giocatori, tutti siano vaccinati eccetto uno? Essere il numero 1 del mondo non vuol dire essere al di sopra delle regole».
D. Ci sono altri tennisti come Djokovic che sono no vax? R. «Sì, ci sono anche altri professionisti no vax, ma hanno deciso di non presentarsi in Australia. Il regolamento prevedeva il vaccino e loro si sono tenuti fuori. Il fatto che Djokovic sia andato lì, che abbia insistito, che si sia circondato di avvocati a me, personalmente, non piace».
D. Pensa che sia stato spinto dalla voglia di superare i record dei grandi tornei vinti dai suoi storici rivali, Federer e Nadal? R. «Lui è uno che quest’anno potrebbe vincere Parigi, New York… I record li può battere. Ma non riesco a capire quale battaglia stia combattendo. E una battaglia per i no vax? Può darsi. E una battaglia per i suoi ideali? Può darsi. Il problema è che non lo spiega chiaramente e non si capisce che cosa sia a spingerlo.
Molte persone sono state più chiare. Io non condivido, ma se glielo permettono…». D. Alcuni sponsor adesso potrebbero abbandonarlo? R. «Forse, non è possibile dirlo con certezza. In genere se capita un grosso scandalo gli sponsor abbandonano l’atleta. Secondo me è piuttosto uno scandalo del buonsenso.
Non c’era bisogno di fare tutto questo pasticcio per un torneo. E poi, ancora a proposito di Djokovic, lui non è da solo, è collega di altre centinaia di giocatori di tennis che potrebbero sentirsi idioti di fronte a tutta questa attenzione riservata al serbo e dire: “Perché lui sì, e noi no?”». D. Ritiene che questa vicenda resterà una macchia indelebile sulla sua carriera?
R. «Di certo ha fatto una pessima figura. È stato sulle prime pagine di tutto il mondo e, in questi ultimi tempi, si è parlato solo di lui e del fatto che avrebbe potuto giocare o meno. Anche questa cosa davvero non mi va giù. ».
D. Ora negli Open d’Australia come vede i nostri italiani? R. «Matteo Berrettini e Jan-nik Sinner possono andare molto avanti, ma i tornei del Grande Slam come questo sono complicati perché durano due settimane. Senza Djokovic a livello sportivo per il torneo è molto peggio, ma per i suoi avversari di sicuro è molto meglio».