Sono ottant’anni ma sembrano il doppio quelli compiuti il 25 aprile da Al Pacino, perché tanti sono i film capolavoro che ha girato e tante le storie d’amore che ha vissuto. Alla sua veneranda età, il celebre attore newyorchese è ancora uno degli scapoli più famosi di Hollywood: non si è mai voluto sposare nonostante le donne gli siano sempre andate incontro come api sul miele. Pacino non è l’emblema della bellezza, ma è dotato di uno spiccato magnetismo che l’ha reso un irresistibile sex symbol. Ha avuto relazioni con moltissime attrici, due delle quali gli hanno dato tre figli. Con l’insegnante di recitazione Jan Tarrant ha avuto Julie Marie nel 1989.
Dalla relazione con Beverly D’Angelo ha avuto nel 2001 i gemelli Olivia Rose e Anton James. Nati grazie alla fecondazione assistita, sono stati poi al centro di una durissima battaglia legale per l’affidamento, vinta dall’attore due anni dopo. Nella biografia autorizzata, Io, Al Pacino, uscita nel 2006, il divo ha fatto risalire questa sua diffidenza verso il matrimonio al rapporto fra i suoi genitori: il padre Salvatore, originario di San Fratello (Messina), abbandonò lui e la madre Rose, di Corleone (Palermo), quando Al aveva solo due anni. «Ho sempre avuto paura di dipendere troppo dall’amore, di essere lasciato », confessa nella lunga intervista pubblicata nel libro. «Nel lavoro sono riuscito a liberare le parti più profonde di me, perché ne mantenevo il controllo. Nella vita vera e nell’amore, invece, questo non mi riesce.
Ho sempre avuto paura e sono fuggito da tutte le mie relazioni». Figlio unico, Al è cresciuto in povertà nel Bronx con la madre, la zia, i nonni. A scuola lo chiamavano Sonny, o anche l’Attore, grazie alle sue evidenti qualità istrioniche, anche se lui sognava di diventare un giocatore di baseball. Per mantenersi, da ragazzo ha fatto ogni genere di lavoro: cassiere, fattorino, commesso, traslocatore, lustrascarpe. Decise che avrebbe fatto l’attore quando riuscì a entrare nell’accademia di Herbert Berghof e trovò un mentore e una figura paterna nel suo insegnante, l’attore e regista Charles Laughton (poi accederà anche alla più celebre accademia di Lee Strasberg, che l’aveva inizialmente rifiutato). A metà Anni 60 cominciò a recitare nei piccoli teatri di Manhattan: «I personaggi dicevano cose che io non avrei mai potuto o voluto.
Grazie a loro mi liberavo e scoprivo una forza esplosiva dentro di me». Risale a quell’epoca uno dei suoi maggiori dolori. Quando Al Pacino aveva 22 anni sua madre morì: la donna non fece in tempo a vederne il successo. Per Al resterà un grande cruccio. «È morta giovane a causa della miseria», ha dichiarato con amarezza. L’anno dopo l’attore perse anche il nonno che l’aveva cresciuto come un padre. Pacino ha confessato che in quei primi anni di carriera soffrì per la sua dipendenza dall’alcol, dal quale riuscì a tirarlo fuori il protettivo Laughton. «Il mio primo film da sobrio fu nel 1977», ha ricordato Al.
Il successo lo travolse all’improvviso e da oscuro attore di teatro, che non sapeva come mettere insieme il pranzo con la cena, diventò una superstar internazionale. La svolta arrivò quando Francis Ford Coppola, contro il parere di tutti quelli che non volevano uno sconosciuto, lo scelse per interpretare Michael Corleone ne Il padrino, del 1972, che gli valse la prima candidatura all’Oscar come miglior attore non protagonista (lui la prese come un’offesa, reputandosi il vero protagonista del film, molto più del padrino stesso, Marlon Brando). Al suo fianco c’era un’altra giovane alle prime armi, Diane Keaton, che provò un’irresistibile attrazione per il bel tenebroso di origini siciliane cresciuto nel Bronx. Lei, californiana di buona famiglia, ne fu affascinata come da un animale esotico: pericoloso ma seducente. All’epoca la Keaton era già impegnata con Woody Allen e l’amore con Pacino sbocciò solo una decina d’anni dopo: finì immancabilmente quando lei gli chiese di sposarla.
Nel frattempo, la coppia aveva girato anche Il padrino II, nel 1974, che per Pacino si rivelò quasi fatale. «Mi ricoverarono a metà riprese per affaticamento », ha ricordato. La sua carriera ormai era decollata: l’anno prima aveva girato l’indimenticabile Serpico e l’anno dopo Quel pomeriggio di un giorno da cani, entrambi di Sidney Lumet. Se il lavoro andava a meraviglia, la vita privata continuava a essere molto tormentata. Accumulava relazioni con attrici: Jill Clayburgh, Tuesday Weld, Carol Kane, Penelope Ann Miller e Kathleen Quinlan, tutte preda del suo fascino. L’amore con la bella svizzera Marthe Keller, nato sul set di Un attimo una vita (1977), lo portò sulle copertine dei rotocalchi di mezzo mondo: un genere di attenzione che Pacino detesta. Di fatto è sempre stato un outsider, tanto da non volersi mai trasferire a Los Angeles, preferendo la sua Manhattan e ritornando al teatro quando la pressione del successo si faceva troppo opprimente. È quello che fece a metà anni Ottanta prima di tornare con l’attesissimo Il padrino parte III nel 1990.
Quell’anno uscì anche Dick Tracy, che lo vide recitare accando a Madonna. Anche con lei gli è stato attribuito un flirt, se non altro sulla popstar Pacino ha rilasciato una delle sue dichiarazioni più piccanti: «Ballò per me indossando solo un cappotto. Sotto era nuda, il suo corpo era stupendo come intarsiato nell’avorio». Dopo numerose nomination e altrettante delusioni, il premio Oscar gli venne assegnato nel 1993 per Profumo di donna, remake dell’omonimo film con Vittorio Gassman. Molti pensarono che non fosse affatto la sua interpretazione più memorabile «ma l’Oscar è così», dichiarò l’attore, «non arriva quando sei il più bravo, ma quando è il tuo turno». Nel 2014 abbiamo intervistato Al Pacino alla Mostra del cinema di Venezia, dove recitava in The Humbling, film-riflessione sulla vecchiaia. «L’età non mi ha reso più saggio», ci aveva confidato. «Mi mantengono giovane i miei figli e il mio lavoro, per il quale provo sempre grande trasporto ». L’attore era sbarcato al Lido in compagnia dall’argentina Lucila Solá, con la quale ha avuto la sua relazione più lunga. Sembrava aver finalmente trovato l’equilibrio dei sentimenti, invece anche quel rapporto si è concluso un paio d’anni fa. Da allora ha avuto un’altra storia d’amore con l’attrice israeliana Meital Dohan, che ha esattamente la metà dei suoi anni. Lei l’ha lasciato a febbraio, dicendo senza tanti giri di parole che era davvero troppo vecchio. Ma chi lo sa, magari mentre scriviamo l’irresistibile Al ha già trovato un’altra fidanzata.