Raoul Bova ci racconta il padre che vorrebbe essere

È passato da sex symbol a padre di quattro figli senza che quasi ce ne accorgessimo, perché, anche come family man, Raoul Bova ha conservato immutato il proprio fascino. Una caratteristica che, nel suo caso, non è data dalla bellezza ma dal modo in cui ha saputo affrontare le imperfezioni dell’esistenza: non da supereroe, come alcuni personaggi che ha interpretato, ma da uomo che sbaglia, cade, soffre.

Nella sua vita Bova ha saputo mettere tutto in discussione, e poi ricominciare, conservando la propria umanità, la profondità e il coraggio di mettersi a nudo. In ogni intervista, in ogni uscita, offre sempre qualcosa di sé. E così, quando lo incontriamo per parlare di Buongiorno, mamma!, la serie in onda su Canale 5 per sei settimane dal prossimo 21 aprile, con la promessa di chiedergli solo di questo progetto, finiamo a parlare anche di lui, della sua vita.

Perché nel personaggio che Bova interpreta, Guido Borghi, c’è lui, anzi, «c’è quello che vorrei essere», dice. Domanda. Guido è un padre che cresce quattro figli con una moglie, Anna, che è presente, ma in un modo particolare. Vive un equilibrio che si regge su misteri e segreti, una calma apparente che potrebbe essere turbata da un momento all’altro. Risposta. «Il mio personaggio è un uomo che, dopo una brillante carriera come insegnante, diventa preside; ha una famiglia che gli movimenta la vita e un passato che torna a farsi sentire con tono minaccioso. È un padre che si carica di responsabilità, che è mosso da un grande amore per i figli e per la moglie, pronto a intervenire in ogni momento».

D. Anche lei ha quattro figli, due maschi e due femmine, e vive con grande coinvolgimento i propri affetti: ritrova qualcosa di sé nel personaggio di Guido? R. «In effetti non avrebbe potuto farlo nessun altro (ride, ndr), anche se il protagonista della serie ha figli diversi dai miei per età e per carattere. È un ruolo scritto in modo impeccabile perché racconta tutti i pregi e i difetti di un uomo, di un padre e di un marito, i suoi momenti di forza e di cedimento.

Racconta i diversi colori di una personalità ricca e complessa che mi sono divertito a interpretare perché, spesso, si tende a non raccontare la parte debole o quella più nascosta di un uomo. Il mio personaggio, invece, vive momenti di profonda umanità. Mi piacerebbe essere come Guido, lui è un po’ troppo “perfettino” rispetto a me, diciamo che aspirerei ad assomigliargli. Mi ritrovo molto nel rapporto di confidenza e complicità che ha stabilito con i figli più grandi».

D. Lo abbiamo visto nello scherzo che le hanno fatto a Le Iene, facendole credere che suo figlio, Francesco, volesse sposare una pornostar e avesse concepito un figlio con lei. È stato comprensivo, è corso in suo aiuto. R. «Nella mia reazione a quello scherzo c’era una parte di Guido (ride, ndr), perché non sapevo come affrontare la situazione nel modo migliore: in quei casi potresti dare risposte che non servirebbero a risolvere il problema, forse ho imparato dal mio personaggio a mantenere la calma anche quando tutto sembra precipitare. Si parlava di una nuova vita, di una nascita, quindi di una cosa bella. I drammi sono altri, e non mi preoccupavo del lavoro della ragazza, mi interessava piuttosto capire quali fossero le sue intenzioni nei confronti di mio figlio. La verità è che bisogna stare vicino ai figli, perché potrebbero fare parecchie cavolate».

D. La famiglia Borghi, nella serie, custodisce segreti, misteri, e anche il suo personaggio ne ha, e servono a tenere in piedi la casa. È giusto che ci siano? R. «I protagonisti, Guido e Anna, hanno trascorsi movimentati che è meglio rimangano nella dimensione del passato perché, nel frattempo, c’è stato un cambiamento che li ha resi diversi».

D. Questa fiction è arrivata in un momento particolare della sua vita: ha perso 20 chili per questo ruolo ed era preoccupato per il lockdown. Con quale spirito ha affrontato questo impegno? R. «Prendere chili e perderli fa parte del mio lavoro, ma questa cosa è stata un po’ enfatizzata, c’è stata una sorta di body shaming, un termine che ricorre in questi tempi, ma per me è normale cambiare peso in base al ruolo. Per quanto riguarda lo spirito abbiamo affrontato tutti un momento di crisi molto duro, anche se all’inizio cantavamo insieme sui balconi e sembrava una festa, non si è capito subito cosa ci stesse accadendo.

Per fortuna alcune produzioni sono andate avanti, con tutte le cautele del caso, e questo ci ha permesso di tenere la mente occupata. Il Covid, purtroppo, è una traccia che rimarrà nella vita di tutti, e per me è stato un regalo lavorare a questa serie, poter spendere le mie energie in qualcosa di concreto. E spero che anche in tutti gli altri settori la vita riprenda presto». D. C’è un altro elemento della sua vita che ricorre in questa serie, ed è il lago. La serie Buongiorno, mamma! è ambientata sul lago di Bracciano, mentre il film che ha realizzato sul mondo del nuoto, Ultima gara, è stato girato al lago del Salto.

Qual è il fascino di questi luoghi? R. «Il lago è un elemento incredibile di fascino e mistero perché possiede grandi punti nascosti, non a caso la villa dei protagonisti si affaccia sul lago, come se custodisse i loro segreti. Poi è un luogo che ha il fascino della staticità, è come se fermasse il tempo. È un fermo immagine dove poter rallentare, sognare, dare spazio alla fantasia, è romantico. Anche Ultima gara è ambientato in un lago, quello del Salto, che è il posto dove nuotava mio padre e, ogni volta che mi immergo in quelle acque, lo ricordo, è la mia dedica per lui». D. In questi ultimi anni è diventato famosissimo anche in Sudamerica per La reina del Sur.

È più gratificante essere famosi all’estero o in Italia? R. «Questo è un lavoro che si fa per essere riconosciuti nel tentativo di fare sempre meglio, come accade ad ogni artista. Essere riconosciuti in casa propria è bellissimo, ma esserlo fuori significa oltrepassare un limite e portare un messaggio legato al proprio Paese in tutto il mondo». D. Lei viene dal nuoto, l’acqua è un elemento che ti sostiene in ogni momento. Quali sono Le regole dell’acqua di cui parla nella sua autobiografia? R. «Le regole dell’acqua sono quelle del rispetto per se stessi e per gli altri, l’educazione, l’amore per il prossimo. La natura può generare sogni, emozioni, ma anche catastrofi, per questo dipende sempre da come trattiamo le persone, gli oggetti, i luoghi, perché possono darci tutto ma possono anche togliercelo in un secondo».

D. Ha fatto sempre molto per gli altri, segue diversi progetti benefici in un mondo dominato dall’“io”: da dove le deriva questa apertura verso il prossimo? R. «È il frutto dell’educazione che ho avuto. Quando cresci in una famiglia fai parte di un gruppo e, quindi, non sei solo e non sei unico, sei l’anello di una catena così come lo sono i tuoi fratelli e i tuoi genitori, devi dare il massimo impegno come individuo, ma sempre all’interno di una formazione. Un attore non può fare un film da solo, ha bisogno di un regista che creda in lui, di un gruppo di lavoro, è questione anche di destino e di incontri. Il risultato è bello se condiviso, chi si considera l’unica star non ha un grande equilibrio. Siamo tutti il frutto di forze esterne che ci hanno generato».

D. E l’amore per gli altri? R. «Credo che sia fondamentale aiutare gli altri nel momento in cui sei forte e stai bene con te stesso, è come quando in aereo ti danno le disposizioni da seguire in caso di pericolo: prima mettere in sicurezza se stessi e poi aiutare gli altri, ed è una cosa che devi fare perché è una regola di vita, te lo impone la tua coscienza. Per me aiutare gli altri è un istinto, una cosa che sento nel cuore e nel sangue».

D. Viene da un periodo doloroso: in pochi anni ha perso i suoi genitori, ha avuto un brutto incidente e c’è stato il lockdown: come si sente? R. «Vengo da un periodo difficile, ma so che tante altre persone hanno avuto perdite importanti, c’è chi non ha potuto nemmeno salutare i genitori e chi non li vede da tempo per la distanza. Penso che quello che ho vissuto faccia parte della mia vita, l’ho razionalizzato anche perché ho di fronte una compagna (l’attrice RocÍo Muñoz Morales, ndr) e dei figli da cui traggo tutto il bene e il bello che ho dentro. Il ricordo di quello che è stato, dei miei genitori, cerco di portarlo avanti e di farlo vivere, lo vedo con grande gioia ed è l’unico modo che ho di vederlo».