Quando Kate Middleton fece la sua entrée nella vita dell’allora principe ereditario William, nel 2001, nessuno avrebbe scommesso un penny che la ragazzotta borghese, caruccia, sì, ma un po’ popolana nei modi e nella camminata, si sarebbe fatta prima sposare e, poi, avrebbe conquistato sia il cuore della regina Elisabetta sia l’approvazione dell’establishment britannico, entrambi estremamente classisti, malgrado i tentativi di dimostrare il contrario.
E invece, eccola qui, 40 anni tra pochi giorni, maestra di cerimonia alle recenti celebrazioni natalizie. Durante le quali ha addirittura fatto il suo esordio come musicista, accompagnando al pianoforte il cantautore Tom Walker nello struggente For Those Who Can’t Be Here, brano scritto dall’artista britannico e dedicato alle vittime della pandemia da Covid-19, che, proprio dopo l’esecuzione con Kate, sta scalando la classifica delle canzoni più ascoltate in Gran Bretagna.
Per tutti la duchessa di Cambridge potrebbe diventare regina (consorte) domani mattina, tanto appare calata nel ruolo della royal di professione. E questo senza dimenticare di essere la mamma di tre principini, George, che un giorno sarà re, Charlotte e Louis, di cui cura personalmente educazione e buone maniere. Le lodi si sprecano per lei. Fuori e dentro Buckingham Palace, dove anche l’ultimo degli uscieri è noto per essere feroce con i “parvenu”.
Ne sapeva qualcosa il principe Filippo, più royal della stessa moglie sovrana (la Regina Madre era nobile, ma non di stirpe reale), ma troppo povero per poter avere una corona tutta sua sulla testa. Eppure non è sempre stato così, come dicevamo, per la duchessa di Cambridge. La proletaria Kate, papà Michael ex pilota commerciale e mamma Carole cresciuta nelle case popolari, non piaceva quasi a nessuno.
Non agli amici di lui, che soprannominavano lei e Pippa le “sorelle glicine” (Wisteria sisters): ben vestite, profumate e bravissime nell’arrampicarsi socialmente; non alla famiglia reale, inutile negarlo, inorridita all’eventualità di vedere un giorno seduta sul glorioso trono britannico l’erede di minatori (in fondo pure la madre della bistrattata Camilla Parker Bowles era una baronessa); non all’establishment britannico, dove praticamente tutti hanno un titolo nobiliare, lady, lord o sir, persino il capo del partito laburista; non alla stampa, che in Inghilterra fa da megafono alla famiglia reale e all’establishment.
Ma Kate ha saputo sfoderare negli anni tutte e tre le sue doti migliori: l’avvenenza, il sorriso e la santa pazienza. Per anni, incurante delle critiche feroci, ha indossato abitini cortissimi, e tacchi a spillo, convincendo le inglesi di essere la loro perfetta icona di stile; poi ha vinto qualsiasi sentimento di antipatia nei suoi confronti sorridendo, sorridendo a tutti e a profusione, anche ai nemici più acerrimi, che non erano pochi nemmeno all’interno della Family – sembra non scorra buon sangue, per esempio, con le principesse di nascita Beatrice ed Eugenia di York, secondo le lingue lunghe di Palazzo. E infine la pazienza.
Tanta, infinita. Usata per imparare a diventare una vera royal, quindi seguendo lezioni di dizione e portamento per ore e ore; per ignorare i pettegolezzi, i commenti velonosissimi su di lei e sulla sua famiglia; per attendere un “hello” dalla regina (7 anni) e un suo invito a Balmoral, arrivato solo nel 2009, due anni prima che Kate e William si sposassero. Pazienza, parecchia, anche per tirare fuori gli artigli al momento giusto e sferrare la zampata fatale a chi le ha ostruito la strada. Ne sanno qualcosa le compagne di università, la St. Andrews, scelta quando seppe che ci sarebbe andato anche William per farsi notare dall’allora principe azzurro più ambito del mondo – si dovette mettere in mutande e reggiseno, ma a lui cascò la mascella per davvero: qualsiasi studentessa, specie se bionda, cercasse di avvicinarsi a William, si sentiva dire con fare deciso dalla “dolce” Kate di… smammare.
Anche la povera Rose Hanbury, moglie del marchese di Cholmondeley, che, vero o falso, è stata additata come la presunta amante di William nel 2019, è sparita dai radar, dopo che Kate Middleton l’ha allontanata dalla sua cerchia delle amicizie (erano state inseparabili per anni). Sembra che il principe abbia cercato di riportare la pace tra la moglie e la presunta rivale, ma è stato tutto inutile. Kate non la vuole vedere.
E tanta, tantissima pazienza c’è voluta per farsi sposare da William. C’è chi sostiene che la ritrosia a legarsi a Kate fosse dovuta al fatto che il principe volesse essere certissimo di scegliere la persona giusta – 9 anni di tira e molla con mille ripensamenti e una rottura sotto i riflettori nel 2007 durata pochi mesi, ma non fu l’unica – e chi, invece, sostiene che abbia dovuto cedere perché nessuna voleva quel ruolo e lui tanto intensamente come li ha voluti la Middleton. Non sapremo mai realmente che cosa passasse nel cuore del principe quando la mollava e poi la riprendeva. Aveva visto i genitori Carlo e Diana torturarsi e finire per odiarsi; non voleva fare la stessa fine.
La leggenda racconta che un giorno del 2009, o del 2010, Carole Middleton, stanca di leggere i commenti cattivissimi della stampa sulla sua bambina, soprannominata dai giornalisti con il terribile “Waity Katie”, “la Kate che aspetta”, abbia affrontato William e gli abbia chiesto: «Allora, che cosa vuoi fare?», e lui si sia risolto, alla fine, a farsi impalmare. Gli amici non hanno mai nascosto che i due, caratteri e obiettivi diversi, hanno imparato ad amarsi (chissà, forse anche l’affair Hanbury ha fatto bene al loro ménage), che il loro non è nato come un rapporto tutto rose e fiori. Ma quel dolcissimo sguardo andato in onda in mondovisione durante il recente concerto della Vigilia la dice lunga su che cosa ha oggi nel cuore il principe per la sua Waity Katie.