Sanremo 2022, tutto quello che non abbiamo visto in tv

Checco batte Fiorello, per 16 milioni a 14. Sono i telespettatori da record, nei picchi di ascolto del Festival numero 72, quando in scena sono entrati i mattatori della risata. Dal derby di comicità esce vincente Zalone, nonostante le accuse di politicamente scorretto da parte della comunità LGBT (non tutta) per la favola del trans brasiliano.

Favola ambientata in Calabria e, a restarci peggio di tutti, sono stati alcuni inviati di media calabresi. Ma il ringraziamento speciale di Ama va all’amico “Ciuri”: «Fiore il primo anno ha accettato di fare il Festival con me, il secondo se lo è caricato, il terzo lo ha lanciato e poteva stare tranquillamente a casa».

Ma nel Festival 72 Amadeus se l’è cavata alla grande anche quando non aveva un puntello comico. Gli spettatori del Festival 2022 hanno toccato i 17 milioni, una media di 13 milioni per la finale, tre in più dell’anno scorso. Inoltre ora Sanremo si segue anche sul web e via social, e sfonda anche tra i ragazzi: tra quelli della fascia ISSI anni il 70% non se ne è perso una serata, ma anche tra i laureati, il 60% del totale del pubblico.

Drusilla tiene alta la bandiera delle donne. Imbarazza pure un po’ pensare che ci voleva l’anziana, sagace, ironica soubrette, sotto cui si cela l’attore Gianluca Gori, perché la co- conduttrice, e solo alla terza serata, conquistasse davvero la scena. «Dovevo essere io quella scandalosa ma mi pare che non stiate messi male», scherza al suo esordio. Una che a stare un passo indietro non ci sta e mette subito a posto Amadeus: «Coso, come ti chiami, io conduco. Per fare la valletta stavo a casa».

Non ha nemmeno bisogno di lacrime per emozionare: «Non sono un soggettino che si sottrae alle responsabilità. Dico quello che penso e penso tante cose». Intanto Coletta, direttore di Rai Uno si sbilancia: «La vorrei a condurre una seconda serata seriale su Rai Uno». Di musica è una divoratrice: «A Londra con il metal mi sono divertita parecchio quando ero una mattacchiona. Da giovane pensavo non fosse una cosa ganza guardare il Festival, ma mi commuove pensare a mio padre che cantava a mia madre Dio come ti amo. E qualche anno fa sentire un uomo maturo cantare a Sanremo Chiamami ancora amore, beh, ne avevo bisogno».

Non ha certo sfigurato la spiritosa ed energica Maria Chiara Giannetta né l’istrionica e bellissima Sabrina Ferilli, che rivendica il diritto a non dover per forza fare monologhi impegnati: «Certi temi lasciamoli a chi li studia, leggerezza non vuol dire superficialità». Poi svela come mai è a Sanremo: merito di Josè, il figlio di Amadeus che al padre ha detto: «Non puoi non chiamare lei, piace a tutti i miei compagni. Perché dice le parolacce come noi». Qualcuna se l’è fatta sfuggire anche dietro le quinte. Ma a chi ci vede un dissapore con Amadeus, via social replica: «Ama, ti amo!». Punto.

Impazza la movida, ma senza vip: gongolano i ristoratori e gli operatori turistici del Festival. Dopo l’edizione blindata dell’anno scorso, è tornato il pubblico, la vita notturna, la ressa sotto gli alberghi degli artisti: dove alloggiavano Mahmood e Bianco il traffico era... da Brividi.

È ressa sotto i loro balconi, specie quando la coppia di cantanti si affaccia, stile regina Elisabetta, a salutare i fan. La notte della finale, alle 4 del mattino, in corso c’era lo struscio. In giro si vede di tutto, tranne i cantanti. Per loro il protocollo resta ferreo: a parte che per salire sul palco dell’A-riston non possono uscire dalla stanza per nessun motivo. E in teatro devono tutti arrivare truccati e pettinati, pronti per entrare in scena. Così fioccano le richieste bizzarre in stanza. Michele Bravi si è allestito un angolo per le interviste in video con dietro manifesti di film storici.

Rettore chiede finestre oscurate e che nemmeno un raggio di sole entri in stanza, Bianco ha richiesto una accurata manicure e, per uno scherzo, si è infilato dentro un carrello delle vivande mezzo nudo, si è fatto portare da Mahmood, e gli è saltato fuori all’improvviso spaventandolo.

Vaccini o non vaccini, greenpass super o semplice, anche quest’anno la Rai ha investito 500 mila euro, nella convenzione con l’Asl di Imperia, per i tamponi agli addetti ai lavori del Festival. Uno ogni 48 ore, e se arrivi con quello fatto a casa, anche solo mezza giornata prima, niente, devi ritamponarti, prima di poter ottenere il pass. Ma se per lavorare al Festival serve il supergreenpass, come mai tanta apprensione? Il venticello dei sospetti porta a pensare che nel cast, forse tra i cantanti, ci sia qualcuno non vaccinato.

A domanda specifica la Rai si appella alla privacy. Ma i pass che vanno per la maggiore sono quelli per accedere nei luoghi del Festival tra gli addetti ai lavori. Un uomo è stato arrestato per vendita di pass Rai falsi. Fabrizio Moro si bacia un braccialetto sul polso destro, dedicato ai figli Anita e Libero, prima di in intonare la sua Sei Tu. Elisa, durante il trucco, fa i compiti di scuola via Zoom con il figlio Sebastian. Sangiovanni porta un ciondolo con il nome di Giulia, la fidanzata vincitrice di Amici che prima delle esibizioni gli manda il messaggio: “Vai e spacca”; Dargen D’amico non si separa mai dai suoi occhiali scuri, e ammette che fa un po’ fatica a tornare a esibirsi a 15 anni di distanza da quando cantava con Gué Pequeno. Matteo Romano, tra una prova e l’altra, sente i colleghi di università, la lulm di Milano, per sapere come prosegue la sessione di esami. Lui recupererà. Morandi guarda al 2023 e vuole un Festival fatto e pensato da donne. Gianni propone nomi come Elisa, Pausini, Mannoia alla direzione artistica.

A Ornella Muti non è stato rimproverato solo il suo appello all’uso della cannabis terapeutica, ma pure il suo legame con la Russia dove il regime opprime anche la comunità LGBT. « Questo naturalmente mi fa soffrire perché amo molto quel mondo, spiega la diva, ma il mio legame è con la gente della Russia, terra di origine di mia madre, con il cuore di quel Paese dove sono molto amata». Anche, pare, con dei luminari delle cure dentarie del Paese di Putin dove la bella Ornella si sarebbe rifatta il luminoso sorriso.

Gli affari di Achille. Si chiama LG2 Tech, Lauro ne è proprietario al 51%, altri due soci hanno ciascuno il 24,5. Si tratta di un brand sartoriale che unisce moda e tecnologia lanciato poco prima del Festival. È solo l’ultimo nato nell’universo imprenditoriale della De Marinis srl, la holding di Lauro che però nel 2020 ha perso 93 mila euro. Tra i campi di interesse, attività immobiliare, pubblicità, agricoltura biologica con una azienda guidata da Cristiana Zambo, madre del cantante; infine anche management di artisti, a partire dallo stesso Achille Lauro, manager di se stesso.
Ma i veri affari li ha fatti la Rai che dal Sanremo numero 72 ha fatturato 42 milioni di euro, l’anno scorso erano 38, ed è il dato migliore della storia. Tolti i costi di circa 20 milioni, nella casse di mamma Rai dalla Riviera restano 22 milioni di euro.