Il delitto di Elena Del Pozzo, la bambina di quasi 5 anni uccisa il 13 giugno scorso dalla madre Martina Patti a Catania, si sarebbe compiuto in poco più di un’ora dopo che la donna ha prelevato la figlia all’asilo. Nella puntata di ieri sera la trasmissione televisiva “Quarto Grado” ha mostrato le immagini registrate da una telecamera di sorveglianza in cui si vede la giovane donna portare a casa la figlia, per poi uscire nuovamente con lei solamente dopo 24 minuti. Alle 13,30 del 13 giugno scorso Martina Patti viene inquadrata in auto, una 500 grigia: pochi minuti prima aveva preso la figlia Elena all’asilo.
Nei fotogrammi mostrati dalla trasmissione, mentre la madre era diretta verso casa, si vede Elena seduta sul sedile anteriore. È rannicchiata e senza cintura di sicurezza.
A casa, secondo il racconto di Martina Patti, la bimba mangia un budino e guarda i cartoni animati, mentre lei stira. Nel tragitto inverso, invece, 24 minuti dopo le prime immagini, quando Martina Patti presumibilmente la stava portando nel campo in cui poi ha fatto trovare il cadavere, Elena era seduta sul sedile posteriore. La telecamera di sorveglianza registra, mostra ancora “Quarto Grado”, una terza volta il passaggio dell’auto della madre di Elena: un’ora e nove minuti dopo, alle 15,03 del giorno del delitto. E questa volta nell’auto non ci sono altre persone a parte lei.
Prima di quel viaggio, quindi, Elena era stata già uccisa e lasciata nel campo vicino casa. Nel giro di pochi istanti Martina è di nuovo a casa. Passa alle 15,24 di nuovo con l’auto sotto le telecamere. Solo a quel punto inizierà a chiamare l’ex compagno Alessandro Del Pozzo, inventandosi il finto rapimento della figlia che aveva ucciso.
Secondo quanto ricostruito dal Gip nelle 15 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la mamma 23enne, rea confessa dell’assassinio della figlia, Patti “ha inferto più colpi di arma da punta e da taglio alla piccola Elena, che è stata vittima di una morte violenta particolarmente cruenta e probabilmente anche lenta, alla quale è anche verosimile ritenere, in mancanza di emergenze di segno difforme, che abbia in qualche modo e anche solo istintivamente tentato di opporsi e sfuggire”. Secondo i risultati dell’autopsia, la bambina è stata colpita almeno 11 volte.
“Martina Patti voleva uccidere e si era rappresentata l’evento morte come unica conseguenza al suo gesto premeditato” sottolinea il giudice, ritenendo che l’indagata, si trovasse perfettamente “in condizioni fisiche e psichiche idonee all’agire”. La giovane donna, in carcere dal giorno dell’arresto, si trova ancora in isolamento. Secondo il racconto di “Quarto Grado”, avrebbe chiesto i suoi libri per poter continuare a studiare e arrivare alla laurea.